Il Cammino Inka: l'ultimo giorno.

24.07.2017

Sono le cinque del mattino e pian piano le guide iniziano a svegliare tutto il gruppo. E' stata una nottata abbastanza difficile per me, l'altezza mi ha fatto soffrire durante gli ultimi due giorni. Il Cammino Inca a Machu Picchu è famoso anche per questo motivo.
Quattro giorni di trekking, con partenza dal chilometro ottantotto della ferrovia di Quillabamba-Cusco, per ripercorrere uno degli itinerari più famosi e antichi della storia di questo continente. Quarantatre chilometri a piedi tra le impressionanti montagne peruviane, su un'altezza che varia tra i duemila e i quattromilacinquecento metri sul livello del mare. Flora e fauna sono indescrivibelmente straordinarie, le rovine delle civiltà incaiche, con i loro dettagli e le loro posizioni geografiche, da lasciare qualsiasi viaggiatore a bocca aperta.
Un'esperienza che arricchisce il cuore, riempie lo spirito, impressiona gli occhi e valorizza la meta, come se fosse un successo personale, raggiunto dopo tanta fatica. Un'avventura che fa capire a chi ancora non lo ha inteso, che ciò che conta in realtà non è arrivare, ma è semplicemente il viaggio. Pura magia.
Oggi è l'ultimo giorno. Oggi finalmente vedremo quella che è una delle sette meraviglie del mondo moderno. Oggi faremo degustare ai nostri occhi e alla nostra anima la deliziosa vista di uno dei luoghi più misteriosi e affascinanti del mondo.

Dopo averci svegliato, Igor, uno dei ragazzi dello staff che ci ha accompagnato per tutto il tragitto, ci ha portato delle ciotole d' acqua calda per poterci lavare. Lui è uno dei tantissimi contadini della zona che arrotondano il loro umile guadagno aiutando e accompagnando i gruppi di escursionisti verso il loro sogno, fornendo da bere, cucinando, assistendo e portando le tende e il materiale dell'accampamento. Questa gente dedica la propria intera vita alle loro numerosissime famiglie (la maggior parte ha almeno sei, sette figli), ai campi e al cammino inca.
Velocemente, tutti i viaggiatori dei vari gruppi si svegliano. E' ancora notte e il freddo umido si fa sentire. Io continuo a non sentirmi troppo bene e l'assenza dei bagni nel tragitto non mi ha affatto aiutato. Riscaldo il mio viso con l'acqua e imbocco un paio di foglie di coca.
Una volta raccolte tutte le nostre cose, ci siamo diretti verso la fila all'entrata del parco nazionale, parte protetta per ovvi motivi dallo stato peruviano. Ascolto le varie lingue, le varie cadenze e osservo i visi espressivi di ognuno di noi. Veniamo tutti da paesi diversi, con culture e mentalità differenti, ma con in comune una passione smisurata per il viaggio e l'avventura. E' la dimostrazione che la passione stessa può unire il mondo intero, valorizzando le diversità ed accomunandoci in un'unica famiglia di colori, usanze, tradizioni opposte o simili.
Le nostre tende sono a cinque minuti dall'ingresso. Con il passaporto in mano superiamo i controlli, con le gambe doloranti di stanchezza, euforia e soddisfazione, iniziamo l'ultimo tratto del nostro percorso.

La strada si sporge nettamente sul precipizio e vi è il verde infinito della natura all'orizzonte. Avanzando, possiamo sentire sempre di più il rumore del fiume Urubamba che scorre rapido in fondo alla vallata. Ogni tanto si avverte il rumore del treno, proveniente da Aguas Calientes, che ci ricorda quanto è vicino il nostro traguardo. Penso: "Finalmente, dopo cinque giorni, ascolto un "suono di civiltà".
Il mio è un gruppo piccolo. Sono l'unico italiano e per l'occasione ci ho tenuto a mettermi la maglia della nazionale . Ogni volta che sono all'estero mi sento un pò ambasciatore del mio paese. In realtà lo divento come lo diventa ognuno di noi quando esce dai propri confini. Tutto ciò che facciamo, diciamo, esprimiamo, agli occhi di uno straniero s'impersonifica con il paese di provenienza, come se fosse esso stesso a confrontarsi con lui. Ci tengo moltissimo a dare un'ottima impressione dell'Italia e della nostra gente. E ho scelto di indossare quella maglia quel giorno perchè ci tengo a sentire la mia bandiera vicina nel raggiungimento di un traguardo simile.
La nebbia si fa sempre più fitta. Io cerco di raccogliere più immagini ed emozioni possibili durante il cammino. Voglio vivere a pieno questi momenti per non poterli mai dimenticare. In quelle ore non ho mai cacciato fuori la mia Nikon d3200. Voglio fotografare ogni angolo e ogni dettaglio solo e semplicemente con la retina dei miei occhi. Perchè quei momenti saranno solo miei e di Dio. Perchè mai nessun altro al mondo potrà osservarli. Solo io saprò per sempre ciò che ho visto e sentito davvero.

Successivamente a una lunga discesa, inizia una ripidissima salita. La nostra guida, che si trovava di fronte al gruppo, si gira verso di noi con un'espressione compiaciuta e un sorrisetto sulle labbra.
"Ragazzi, ci siamo. Contate e assaporate bene questi ultimi passi che farete: saranno quelli che vi porteranno li, in cima presso la famosa Puerta del Sol, detta "Intipunku". La Puerta del Sol, durante l'età incaica, era l'unico ingresso per accedere alla sacra città del Machu Picchu. Non vi dirò nulla di più al riguardo perchè, una volta che varcherete la soglia di Intipunku, sarà unicamente il vostro cuore a dirvi tutto ciò che ci sarà da sapere. Buon ultimo tratto del Cammino a ognuno di voi, ragazzi, complimenti davvero per essere arrivati fin qui !"
Sentire quelle parole ha accellerato il battito del mio cuore e ha acceso un sorriso spontaneo e sincero sul mio viso. L'adrenalina sale, le mie gambe non mi fanno più male e il mio stomaco per qualche oretta ha smesso di soffrire.
Ci siamo.

Duemilasettecentoventi metri sopra il livello del mare. Il Sole è ancora basso, i colori dell'alba si sono già schiariti. Delle piccole nuvole rendono omaggio al fascino misterioso di questo mistico posto. Ho appena messo piede sull'ultimo gradino dell'ultima salita. Di fronte a me, la Puerta Del Sol. Resto un attimo con gli occhi chiusi prima di attraversarla e di vedere cosa c'è al di la di quelle pietre di granito incredibilmente ben lavorate dagli antenati di questa terra. Provo ad avere un attimo di meditazione ma non riesco. Troppa emozione. Le mie mani tremano.

Con 10 piccoli passi attraverso la soglia. Solo nuvole di fronte a me. La vista è oscurata.
Ma a un tratto, dopo una decina di minuti, come il sipario di un teatro che si alza quando inizia uno spettacolo, le nuvole delicatamente scompaiono, si fanno da parte, si aprono. Il Sole splende e il cielo diviene sempre più celeste.
La Meraviglia d'avanti a me. Non riesco a descriverla. E' pura meraviglia. E' Dio che mi ha regalato uno dei momenti più belli della mia vita. E' proprio li, di fronte a me, come in un quadro perfetto del pittore più bravo della storia. Non riesco e semplicemente non saprei come esprimere ciò che il cuore e Dio mi hanno suggerito in quei momenti. E' puro incantesimo dentro me, non ha alcuna forma in lettere, apostrofi, parole, versi, poesie.
C'è una sola ed unica frase del cuore che ha trovato la maniera di avere una propria forma letteraria, che mi dice: "Moreno, ce l'abbiamo fatta...!!!" .

Grazie Dio.
Grazie vita.
Moreno Giancane

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